Il dialetto fiumano tra parole e realtà

È uscita dalle stampe l’antologia a cura di Irene Mestrovich, Martina Sanković Ivančić, Corinna Gerbaz Giuliano e Gianna Mazzieri-Sanković, pubblicata dall’EDIT

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Il dialetto fiumano tra parole e realtà

La lingua fiumana, varietà dialettale della lingua italiana, rappresenta un modo di vedere il mondo che ormai sta scomparendo. In seguito al grande esodo del secolo scorso, nella città di Fiume sono rimasti pochi abitanti in grado di curare e tramandare questo dialetto. Anche gli esuli nelle nuove città di residenza possono usare l’idioma italiano del capoluogo quarnerino, ma non senza incorrere in diverse difficoltà.

 

Questi e molti altri punti salienti vengono trattati dagli autori della raccolta uscita in questi giorni dalle stampe ovvero “Il dialetto fiumano. Parole e realtà”, realizzata dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume in collaborazione con il Consiglio della minoranza nazionale italiana di Fiume. Il progetto grafico e l’impaginazione sono a cura della casa editrice EDIT.

Frutto della tavola rotonda del 2019
Si tratta di un’opera a cura di Irene Mestrovich, Martina Sanković Ivančić, Corinna Gerbaz Giuliano e Gianna Mazzieri-Sanković, che nasce a seguito dell’interesse e del coinvolgimento del numeroso pubblico accorso alla tavola rotonda intitolata “Salvemo el fiuman”, l’idea di un progetto scientifico di più vasta portata. Organizzata il 3 aprile 2019 negli spazi della locale Comunità degli Italiani in occasione della Settimana della cultura fiumana dal Consiglio della minoranza nazionale italiana di Fiume, la tavola rotonda è stata introdotta dalle relazioni di Gianna Mazzieri- Sanković e Kristina Blagoni.

I contributi
Inizialmente il Consiglio predispone la pubblicazione dei due saggi sul dialetto presentati in quella sede affidando l’introduzione del volume alla giovane ricercatrice Martina Sanković Ivančić, laureata in lingua e letteratura italiana e filosofia a Fiume e italianistica a Udine. Una scelta mirata in quanto Sanković Ivančić, vicepresidente dell’Assemblea della CI di Fiume, ha dedicato i suoi studi alla letteratura del territorio.

Ad ogni incontro di lavoro con le autrici nominate il discorso si allarga inserendo via via autori, testi, poesie, istituzioni quali il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia, sino ad assumere la versione appena uscita dalle stampe. Versione nella quale Gianna Mazzieri-Sanković pubblica il saggio dal titolo “Il dialetto fiumano: itinerari identitari e nuove sfide”, mentre Kristina Blagoni presenta la ricerca “Il dialetto fiumano: evoluzione e situazione attuale di un’isola linguistica urbana”.
Dottoranda presso il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Zara, Blagoni sta completando le sue ricerche dedicando particolare spazio al dialetto fiumano sin dai tempi della formazione universitaria presso l’ateneo polese.

Al progetto si unisce la giovane ricercatrice Maja Đurđulov, dipendente del Dipartimento che, addottorata nel campo dell’italiano popolare a Fiume presso l’Università degli Studi di Padova con relatore il prof. Michele Cortelazzo, propone il contributo dal titolo “Interferenze dialettali nei testi scritti in italiano popolare a Fiume nel primo Novecento”.

Aspetto scientifico
L’idea della pubblicazione congiunta nasce come risposta spontanea alla necessità di dare un taglio scientifico al discorso sul dialetto fiumano intavolato nel 2019. Il Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume riconosce il valore di uno studio mirato a indagare l’idioma fiumano tra passato e futuro. Il dialetto fiumano è l’espressione naturale degli italiani o italofoni della città di Fiume, riflette la coscienza di un popolo e incarna lo spirito d’identità dello stesso.

Volume diviso in due parti
Si tratta di un volume diviso in due parti: una prima sezione teorica, nella quale le filologhe Gianna Mazzieri-Sanković, Kristina Blagoni e Maja Đurđulov propongono i loro interventi relativi alla storia del dialetto fiumano, delle sue peculiarità e del suo sviluppo, nonché della sua situazione attuale; la seconda dedicata alla scrittura in dialetto, alle tracce che di questo vernacolo ci sono rimaste nelle pagine di letteratura, attraverso i versi di Mario Schittar, Arturo Caffieri (Rocambole), Oscarre Russi, Egidio Milinovich, Ettore Mazzieri, Giacomo Scotti, Mario Schiavato, Aurelia Klausberger, Tiziana Dabovich, Laura Marchig, Gianna Mazzieri-Sanković, nonché la prosa di Ezio Mestrovich.

Come già rilevato da Graziella Srelz e Maria Schiavato ne “El nostro dialetto”, il dialetto fiumano ha subito varie influenze col passare del tempo, in primo luogo quelle della lingua croata e della lingua letteraria italiana. Un organismo vivo quale il dialetto, lontano dalle rigide prescrizioni e regolamentazioni tipiche della lingua standard, riplasmato di continuo nelle singole case dei suoi parlanti, è un oggetto di difficile analisi. Proprio grazie alle tracce scritte lasciate dagli autori fiumani dall’Ottocento a oggi è possibile conoscere lo spirito e la coscienza di un popolo, nonché le sue peculiari lenti epistemologiche.

Le dinamiche dell’evoluzione
Il primo intervento riportato è quello di Gianna Mazzieri-Sanković, fondatrice del Dipartimento di Italianistica a Fiume congiuntamente a Corinna Gerbaz Giuliano e Predrag Šustar, nonché docente specializzata nella letteratura istroquarnerina novecentesca, che nel saggio intitolato “Il dialetto fiumano: itinerari identitari e nuove sfide” propone un’analisi storico-linguistica della lingua, accostata a riflessioni sociologiche. L’autrice espone i primi documenti in dialetto fiumano, risalenti al 1449, per poi tracciare un paragone tra il dialetto fiumano e quello veneziano, confronto dal quale rileva varie differenze suggerendo un’evoluzione diretta dal latino per il vernacolo di Fiume. Segue una sintesi sui rapporti della lingua fiumana con le altre lingue parlate in città, in prevalenza quella croata, che si conclude con una considerazione sul ridimensionamento della popolazione della città e sulle dinamiche che mutano profondamente l’uso del fiumano. Al termine della presentazione storica, Mazzieri-Sanković affronta le ultime ricerche sociologiche svolte a proposito del bilinguismo, dei motivi che spingono le persone ad accettare questa sfida nella loro quotidianità e di quelli che le allontanano dalla stessa. Affronta il problema insorto nel Novecento, a Fiume come in Italia, per il binomio lingua standard/dialetto e argomenta l’importanza dell’uso e della diffusione del dialetto fiumano. Nel saggio non mancano considerazioni attinenti al campo delle neuroscienze, come nel caso dei rilevanti vantaggi della pratica del bilinguismo in tutte le fasce d’età, utili a sfatare alcuni falsi miti e pregiudizi. In conclusione, l’autrice offre all’attenzione del lettore alcune proposte creative per la salvaguardia di una lingua che rischia l’estinzione.

Pianificazione linguistica
Segue il saggio di Kristina Blagoni ricercatrice nel campo linguistico, specie in quello del dialetto fiumano, che parte da una precisazione relativa alla dialettologia e alla natura stessa dei dialetti in generale, sulla cui base questi vengono definiti come lingue di norma estranee alla comunicazione ufficiale e tecnico-scientifica, ovvero lingue che rispetto alla comunicazione standard rivendicano il proprio primato quando si tratta di esprimere pensieri attinenti alla sfera affettiva, quotidiana, comica e, soprattutto, nella dimensione dell’oralità. Blagoni paragona due posizioni che si collocano agli antipodi ponendosi la seguente domanda: il dialetto è segno di arretratezza oppure, piuttosto, di civiltà? Dopo una sezione dedicata al rapporto del dialetto fiumano con le altre lingue che hanno contribuito alla sua formazione (soprattutto il veneto, il croato e il ciacavo), l’autrice espone possibilità e incertezze relative alla pianificazione linguistica del dialetto fiumano. Dati statistici, emersi da ricerche sociolinguistiche, vengono interpretati e presentati sottolineando sia i punti negativi della situazione attuale di Fiume sia gli aspetti che dai numeri di per sé non possono emergere, ma vengono portati all’attenzione del lettore dall’occhio analitico del linguista.

La lingua d’uso a Fiume nel Novecento
A conclusione della prima parte del volume, la filologa Maja Đurđulov analizza l’italiano utilizzato dai semicolti a Fiume nel Novecento, soffermandosi sulle interferenze dialettali nella lingua italiana riportata in diari, ricevute, annunci. Vengono presentati i risultati di una ricerca che ha avuto per oggetto di studio le scritture rinvenute nel fondo della Questura di Fiume, prodotte da persone sospettate o accusate di sovversivismo, detenuti ritenuti pericolosi per la sicurezza dello Stato. Nei casi in cui sui fascicoli veniva indicata la professione si scopriva il ruolo di operai, contadini o delle mogli casalinghe, persone che usualmente non ricorrevano alla scrittura e che in quelle particolari circostanze erano costrette a comunicare in forma scritta, rivelando le specificità della lingua d’uso a Fiume nel Novecento. L’autrice presenta alcuni esempi riscontrati nella sua ricerca, casi in cui i detenuti, nel tentativo di scrivere una lettera in italiano standard, finivano per contaminarlo con espressioni fiumane. Riportando passi interi prodotti per mano dei fiumani di inizio Novecento, Đurđulov immerge completamente il lettore in una realtà storicamente lontana, eppure linguisticamente molto vicina. L’approfondita e accurata analisi linguistica porta alla luce la singolarità del dialetto fiumano, senza però tralasciare l’aspetto sociolinguistico, spiegando le motivazioni per le quali gli scriventi ricorrono al dialetto e non all’italiano standard, nonché le situazioni nelle quali prevale il dialetto e quelle in cui è presente in maggior misura la lingua italiana.

La «Piccola antologia»
Segue una carrellata di autori dialettali, una “Piccola antologia” di testi che possono fungere da testimonianza, da matrice sulla quale operare un confronto linguistico, ma anche da modelli atti a diffondere e salvaguardare il dialetto attuale. Un’ipotesi di lavoro può essere indirizzata alle maestre di scuola, ai docenti di lingua italiana delle scuole medie e superiori, ma anche a molti altri che, in diversi momenti della propria attività in classe, possono dar vita a tali pagine con gli alunni, insegnando loro la preziosa cultura fiumana. Letture in classe, analisi testuali, recite e ricerche possono imprimere nelle giovani menti quanto resta del vernacolo della città di Fiume, mantenendolo vivo e tramandandolo alle nuove generazioni. Volendo espandere ulteriormente l’orizzonte linguistico e culturale fiumano, potrebbero venir prese in considerazione serate dedicate alla letteratura fiumana oppure la fondazione di un Circolo letterario nel quale fruire di questi e altri interessanti testi.

Un’opera destinata a tutti
Il presente volume, infatti, non ha come destinatario soltanto le scuole, ma si rivolge a tutti coloro che sono interessati a questa cultura, fiumani e non, per aiutarli a capire sé stessi e gli altri.

Trasformazione di una lingua viva
Se è vero che tutti i componimenti dialettali proposti in quest’antologia potrebbero venir tradotti in italiano, è altrettanto precisa la nota di Umberto Eco “Tradurre è tradire”. Si potrà trovare un termine che pressappoco sarà l’equivalente di quello fiumano, si potrà dire più o meno la stessa cosa, ma qualcosa senz’ombra di dubbio andrà perduto. Lo spirito fiumano, la sua vita e identità costituiscono quelle sottigliezze che nemmeno la più precisa traduzione riuscirebbe a rendere. Dove possiamo scoprire un microcosmo fiumano in via d’estinzione se non nelle pagine e nei versi di coloro che si sono serviti proprio del linguaggio fiumano per codificare e condividere il loro pensiero?

Si presenta così all’attenzione del lettore una silloge che gli darà modo di vedere da vicino l’evoluzione e la trasformazione di una lingua viva, dall’Ottocento ai giorni nostri.

Si spera che nuove ricerche daranno vita a future pubblicazioni che abbracceranno tutto il lascito corposo (ancora inesplorato) della produzione letteraria in dialetto fiumano.

Fotografie di Bruno Bontempo
L’indovinata copertina fa parte di una collezione di fotografie firmate da Bruno Bontempo, esposte presso la Comunità degli Italiani di Fiume, nella mostra allestita tre anni fa dal Consiglio in questione.
Purtroppo in questa fase di pandemia non verrà organizzata una presentazione pubblica ma gli editori si ripromettono di farlo quando saranno revocati i vari divieti anti-Covid.

Tuttavia, i lettori interessati potranno rivolgersi alla Biblioteca della Comunità degli Italiani, alla Biblioteca universitaria e a quella della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, in quanto il libro non è in vendita.

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